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Simone Villotti

 

pubblicato sulla rivista Sub n° 416 - Maggio 2023

 

Intervista a Simone Villotti un Sidemounter dal Trentino

 

Ciao Simone, quando penso a te mi viene subito in mente il nostro incontro a Marciana nel 2018 durante il Reb Festival, che organizzasti in collaborazione con Elba Diving, e la sciata fatta assieme, a Madonna di Campiglio. Bellissimi ricordi. Ma parliamo di te; nato e cresciuto in Trentino come ti sei innamorato delle immersioni.

Simone Villotti

Fin da ragazzino sono sempre stato attratto dall’esplorazione, in tutte le sue forme. Il Trentino è sicuramente il playground giusto per un adolescente con queste passioni. Ho iniziato presto a scoprire le mie montagne, praticando tutte le discipline dell’alpinismo, dell’arrampicata su roccia e ghiaccio, alle grandi classiche sulle Alpi, oltre a prendere parte al nascere dell’era del bouldering. Nel 1991 ho iniziato la mia esperienza da speleologo, e quando non ero appeso a qualche parete ero sotto terra. Tutto quello che era remoto e difficile da raggiungere mi incuriosiva ed appassionava, spingendomi a pormi nuovi obiettivi. Nello stesso anno, mentre ero in vacanza con i miei genitori in Puglia, alcuni loro amici, mi proposero di fare un’immersione, fu amore! Al rientro mi iscrissi ad un corso federale, e due anni più tardi, al raggiungimento dell’età minima, ricevetti il mio brevetto. Negli anni ‘90, l’attività subacquea, in Trentino, era un fenomeno di massa, e durante il weekend Riva del Garda e Porto San Nicolò erano sempre super affollati, generando splendidi momenti di aggregazione ed esplorazione. Fu una vera fortuna approcciarmi alla subacquea in quegli anni, conobbi molti personaggi estremamente interessanti. Ho avuto la fortuna di poter vivere, ed apprezzare la grande evoluzione che c’è stata in questi 30 anni; è già, sono più di 30 anni che mi immergo. Sempre negli anni ‘90 ho assistito, da protagonista, all’avvento della subacquea tecnica. Successivamente vivere la crescita e la diffusione dei Rebreather elettronici. Seguendo la IANTD, che a cavallo del 2000 fu probabilmente la più rilevante agenzia tecnica disponibile in Italia, ho frequentato i miei primi corsi di Deep Air, AdV nitrox, poi technical e trimix. Mentre nel 2005, grazie al mio compagno di immersioni ed istruttore, conosco Fabio Agostinelli, con il quale nascerà una grande amicizia. Con Fabio iniziò la mia carriera Rebreather, che mi introdusse all’Ap Inspiration Classic.

Simone Villotti

Da dove nasce il tuo amore per il cave diving e cosa ti ha portato a specializzarti in questo ambiente.

Il mio amore per il cave diving nasce assecondando il mio amore per l’esplorazione. Nel 1996 ho avuto l’opportunità, grazie a degli amici del soccorso speleologico, di avvicinarmi alle immersioni in grotta, in quegli anni, attrezzatura, strategia e tecnica erano profondamente differenti da oggi. Ricordo benissimo le mie prime immersioni con muta umida, in risorgenze con acqua a 7 gradi, a profondità non proprio consigliate ad aria, con un Gav ricreativo modificato e due 10 litri in acciaio appese alla meglio, dalle quali respiravo alternando i due fantastici Poseidon. Sul casco pesavano due torce alogene Tecnisub che facevano le luce di 1 candela. Nonostante questi forti disconfort, ero rapito ed affascinato da questa attività; gli stimoli ad insistere continuavano, perché l’opportunità di arrivare in luoghi inaccessibili alla massa è sempre estremamente appagante. Sicuramente il lato esplorativo è quello che mi ha fatto rimanere legato alle grotte in questi 25 anni abbondanti. Un altro aspetto che mi ha sempre affascinato dell’ambiente grotta è la grande varietà di situazioni che si possono trovare; ho fatto immersioni in Italia, in giro per l’Europa, in Russia, in America, Messico ed altri luoghi meravigliosi, ma la cosa che non finirà mai di stupirmi è la quantità di ambienti e formazioni diverse che si possono esplorare. Non mi attrae solamente il lato subacqueo mi piace tutto l’insieme della grotta, il dover gestire lunghi trasporti di attrezzature in luoghi remoti, magari scomodi umidi fangosi e stretti, è per me un challenge personale che rende ancora più interessante e divertente l’esplorazione. Essere gli occhi delle persone che ti hanno accompagnato fino dove inizia il sifone all’interno della grotta è una cosa meravigliosa ed è altrettanto meravigliosa la condivisione con queste persone, solo grazie a loro è possibile svolgere certe immersioni in luoghi remoti.

Simone Villotti

Hai vari brevetti di varie didattiche, sub e non, come trasmetti queste conoscenze nei tuoi corsi?

Ho brevetti di varie didattiche come diver e come istruttore subacqueo, sono istruttore IANTD Italia, IANTD central America ed SSI. Sono istruttore di altri sport come stand Up paddle, snowkite ed altre discipline. Sicuramente essere uno sportivo a 360° mi aiuta ad inserire nelle formazioni spunti che possono essere d’aiuto ad affrontare meglio alcune situazioni, dentro e fuori l’acqua. Penso che lo skill che faccia più differenza all’interno di un corso è l’esperienza maturata dall’istruttore come diver. Ovviamente più è grande la varietà di situazioni affrontate più grande sarà la conoscenza, e la possibilità di trasmettere all’allievo concetti basandosi su esempi realmente accaduti.

Simone Villotti

Backmount, poi Sidemount, poi Reb in Sidemount infine dual Sidemount Reb, consigli questa evoluzione a tutti.

La quasi totalità dei subacquei arriva dal mondo back Mont. Io mi sono approcciato, già nel 1996, al sistema Sidemount, che all’epoca veniva chiamato sistema inglese. Era molto complesso, rispetto a quello che è oggi il Sidemount moderno. Fino ai primi anni 2000 ho utilizzato il sistema Inglese solo per le immersioni nei sifoni, in questi ambienti si adattava perfettamente. Utilizzavo un imbrago da speleo, tutto personalizzato; più di recente, ho abbracciato totalmente il sistema Sidemount, capendo che era un sistema vincente per la maggior parte delle mie immersioni, riscontrando che alcuni vantaggi del sistema SM lo rendono valido in situazioni anche diverse da quelle della grotta. Per quanto riguarda la mia scelta di insegnare solo SM, credo fortemente nel valore della ultra specializzazione e nel concentrarsi solo su un campo ristretto della subacquea. In configurazione SM insegno praticamente qualunque livello dall’open water SM al trimix cave e technical. Un passo naturale è stato quello di inserire nel sistema SM il SM Rebreather; i vantaggi di un SM Rebreather sono oltre a quelli del sistema SM in OC, la sua compattezza, la possibilità di avere tutto in mano per poter affrontare diverse situazioni in ambienti poco confortevoli, o senza un compagno che possa aiutarti. Il sistema SM Rebreather, negli ultimi anni, ha fatto passi da gigante, sia come modelli disponibili sia come tecnologia. Oggi il mercato del Sidemount Rebreather è un mercato molto vivace e dinamico, grazie anche alla diffusione delle tecniche di dual Rebreather, si vanno a stimolare gli amici che usano un Reb back mount. Da un po’ di tempo mi sono dedicato al dual Rebreather, ritengo che questo tipo di configurazione sia estremamente utile nelle immersioni cave, soprattutto in quelle che necessiterebbero di grandi quantità di Bailout. Questo mi permette di gestire molte immersioni in autonomia senza subacquei di supporto o amici che mi aiutino a trasportare l’attrezzatura verso la grotta o tra un sifone e l’altro. Ritengo sia sicuramente un sistema che ha bisogno di molto addestramento ed attenzione, non privo di rischi e non è sempre la soluzione più vantaggiosa. Sicuramente poter affrontare immersioni con addosso solo due rebreather invece di un CCR e magari 6-7 bailout di varie dimensioni, rende tutto più confortevole e piacevole. Immergersi con 2 ccr richiede, oltre al tempo necessario alla preparazione di due macchine, anche il doppio dell'attenzione durante l’immersione visto che le macchine da monitorare sono due. Immergendosi con due rebreather non abbiamo un piano C quindi la macchina di bailout va costantemente supervisionata. Ritengo che per quanto i Rebreather siano estremamente affidabili e l’addestramento al loro utilizzo sia ad un livello estremamente elevato, il sistema dual Rebreather possa presentare più rischi del classico rebreather più bailout in circuito aperto. Attualmente sto utilizzando un Rebreather meccanico a flusso di massa Kiss sidewinder (che utilizzo spesso nelle esplorazioni in sifoni per il suo ridotto peso e dimensioni) ed un Rebreather elettronico Divesoft Liberty Sidemount, del quale sono innamorato. L’accoppiata di queste macchine, pur essendo diverse e necessitando di procedure diverse, si è rivelata estremamente funzionale. La configurazione, una volta indossata, è davvero compatta e pulita. Faccio la quasi totalità delle mie immersioni utilizzando il dual ccr per mantenere l’addestramento e migliorare le procedure. Sicuramente posso consigliare a tutti di approcciare o provare il sistema SM. Ritengo che nella subacquea ci siano diversi sistemi che funzionano in diverse situazioni, io ho scelto questa strada perché era quella che meglio si adattava al mio tipo di subacquea. Personalmente oltre all’efficacia del sistema, l’ho scelto perché trovo fascino ed eleganza nel sistema.

Simone Villotti

Quanto pensi sia importante l’allenamento a secco e l’alimentazione per il subacqueo?

Questa è una parte a cui tengo molto; mi rendo conto che per quanto complicato è bene prestarvi sempre la massima attenzione. Chi mi conosce sa benissimo che amo i vizi, mi piace il buon vino (sto anche coltivando un appezzamento di viti, dal quale produrre Trento Doc per gli amici) e la buona tavola, ma cerco comunque di mantenere un buon regime di allenamento ed alimentazione. Oggi siamo tutti concordi nel fatto che l’alimentazione, l’idratazione, il movimento, la tipologia di vita che si conduce, è estremamente rilevante per la qualità e la sicurezza delle nostre immersioni.

Simone Villotti

Personalmente mi piace essere in forma, dato il tipo di subacquea alla quale mi approccio, dove, oltre alle problematiche dell’immersione, tante volte bisogna trasportare attrezzatura pesante in luoghi remoti arrampicarsi o calarsi per pareti e camminare per diverse ore. In ogni caso una buona base di allenamento, un po’ di stretching o yoga, fatto bene, ci aiuta a prevenire tutti quei piccoli infortuni dovuti allo spostamento di pesi, o movimenti ai quali non siamo quotidianamente esposti. Per concludere, comunque decidiate di andare in acqua, affidatevi ad istruttori preparati sul campo, con comprovata esperienza pratica!! Questo vi permetterà di godervi le vostre immersioni in modo più sicuro e confortevole.

Simone Villotti aall'Elba Reb Festival

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