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Marconi Mario

 

pubblicato sulla rivista Sub n° 415 - Gennaio 2023

 

Intervista a Mario Marconi

 

Ci siamo incrociati per la prima volta nel 2008, al lago Maggiore, per il tuffo sul relitto Milano, tu, Alessandro Scuotto e Pim van Der Horst, spariste giù nel buio del lago, con quattro gradi di temperatura, seguendo la cima di discesa. Compariste dopo oltre 12 minuti inquadrati dal row che era aggrappato a 238 metri per illuminare il relitto. Raccontaci dei tremori da elio avvertiti quel giorno.

Mario Marconi

Marco veramente ci eravamo già conosciuti durante un evento che organizzò il DAN insieme alla PTA, sempre sul lago Maggiore, per effettuare rilevazioni e campionature Doppler su subacquei in immersione nella fascia di profondità tra i -40 ed i -110 metri; in quell’occasione il mio compagno era Fabio Manganelli, entrambi in CCR alla massima quota, e tu documentasti risalita, deco e conferenza successiva. Ma parliamo del “Milano”, durante la fase di fondo sul relitto ho avuto dei sintomi molto leggeri di HPNS, nulla di ingestibile anche se l’HPNS non la gestisci ma semplicemente lo subisci senza poter attuare nessuno stratagemma per mitigarlo se non variare la PpHe e quindi diminuire la profondità, quello che voglio dire con nulla di ingestibile è che il livello dei tremori non era tale da compromettere le mie capacità manuali degradando la possibilità di comandare il corpo nel compiere le azioni più semplici! Come si vede dal filmato del ROV dei VVF infatti riuscivo a muovermi ed agire senza problemi, l’aspetto “brutto” è che comunque i tremori, almeno per me, sono fastidiosi proprio dal punto di vista di sensazione nell’organismo! Se si pensasse che fossero assimilati agli stessi tremori dati dal freddo, dall’ipotermia, non è così; quello che si prova, non è facile da descrivere, è come se mentre tenti di allungare un braccio, ti attaccano e staccano in continuazione la corrente necessaria all’impulso nervoso, il tutto associato ad un tremolio generale, con un lieve stato di malessere ma con una lucidità totale! Spero di aver dato un’idea del fenomeno. Per determinare che sul Milano io fossi in sicurezza, avevo un parametro di riferimento. Durante l’esplorazione di Source du Saint Sauver insieme a Jerome Meynie, sperimentai un livello di HPNS decisamente più violento alla profondità di 174 metri mentre attendevo che Jerome risalisse dalla base del pozzo. Li la situazione fu veramente impegnativa, poiché non riuscivo, a causa di tremori, pur essendo lucidissimo mentalmente, ad afferrare il vis del jacket per poter risalire un pò e smorzare il fenomeno. La fortuna volle che avessi la mano destra sulla handle dello scooter così da sfruttare il dpv per salire, diminuendo la pressione ambiente per cercare di ridurre i sintomi. Fu l’ultima immersione nella quale utilizzati heliox, come gas diluente e bail out, tornai poi al trimix. Nei due anni precedenti a quest’evento mi ero trovato bene con l’heliox, ma non era mai sceso sotto i 150 metri fino a Saint Sauveur. Sono solito annotare tutte le pianificazioni, configurazioni, gas, sensazioni, ed eventi, dei tuffi fondi, dopo il Milano andai a confrontare i dati delle due immersioni e non fu una sorpresa notare che le PpHe alla max profondità erano molto vicine, e sicuramente, in Saint Sauver, la discesa molto rapida dai -120mt ai -170mt ha accentuato l’effetto dell’elio sulle sinapsi nervose.

Mario Marconi

Il tuo nome è legato all’esplorazione di grotte e risorgenze, Italiane e Francesi, quasi sempre in solitaria, a quote importanti, prova a spiegare come ti prepari, cosa provi, e cosa ti porti a casa.

Come per tutti, ogni immersione diventa la base di partenza per cambiare, migliorare, pianificare l’immersione successiva, il lungo debriefing mentale di un’immersione diventa la partenza dell’immersione successiva. In particolare modo, quello che mi piace fare quando pianifico un’immersione è visualizzarla, percorrendo mentalmente tutte le fasi; partendo dalla vestizione, l’immersione, la fase decompressiva, compreso immaginare eventuali problemi alle attrezzature. Prevedere come reagirei ad un impiglio della sagola, la perdita di un componente dell’attrezzatura, compreso uno scenario di pdd post emersione. Per me funziona o almeno ha sempre funzionato! Quello che porto a casa dopo un tuffo impegnativo o dopo un’esplorazione, oltre al nuovo accumulo di esperienza, è una sensazione di pace totale, non saprei come descriverlo meglio, è una sorta di leggerezza di spirito.

Mario Marconi

Non solo tuffi fondi, ti piace anche il volo, la tuta alare è paragonabile all’adrenalina di un tuffo estremo?

No, non direi, per me no. Sono attività agli antipodi l’una svolta in acqua e l’altra in aria, ma che hanno diverse componenti comuni, dalla pianificazione, alla preparazione, lo studio, l’addestramento, il coordinamento delle azioni, ma soprattutto serve un forte controllo mentale. Il salto con la tuta alare ti inietta una quantità importante di adrenalina concentrata in un lasso breve di tempo; la grossa differenza è che non mi genera uno scollamento dall’ambiente terrestre, resto tra gli umani! L’esplorazione speleosubacquea è caratterizzata da una sensazione di benessere costante durante tutta l’immersione, sensazione che poi esplode in una specie di solletico al cuore quando si trova un passaggio nuovo o una parte inesplorata! La differenza sostanziale, quando metto la testa sott’acqua, è il totale distacco dal mondo esterno, sparisce tutto, sono solo col mio respiro, ed il battito del mio cuore, per ore, attento ad ogni minimo cambiamento. Poi dopo essere riemerso questa pace scompare.

Mario Marconi

Prediligi l’acqua dolce, solo perchè i tuoi targhet sono li o non ti piace dover risciacquare l’attrezzatura?

Guarda, personalmente ritengo il sale una componente troppa dannosa che porta inevitabilmente all’ipertensione!!! Scherzo ovviamente, la risposta l’hai già indicata nella domanda, la mia passione principale sono le risorgive, le quali qualcuno ha l’abitudine di riempire con acqua dolce. Il lago, è per me la palestra naturale dove allenarmi senza dover dipendere da nessuno e dove ho facile accesso alle profondità che mi interessano per tali allenamenti!

Mario Marconi

Tu prediligi il Solo Diving, ed io concordo, ma prova a spiegare pro e contro.

Io prediligo il SOLO diving per tutto quello che è collocabile oltre la fascia del ricreativo o del tek-rec, dove la presenza di uno o più compagni adeguatamente preparati rappresenta una condizione di sicurezza irrinunciabile. Quando si superano tali condizioni in ambienti particolari come la grotta, e a profondità importanti è molto difficile che qualcuno possa realmente aiutarti in una situazione di emergenza, il rischio di ricadere nella doppia fatalità è molto alto. Quello che potrebbe fare un ottimo compagno, in situazioni esplorative impegnative è aiutarti ma difficilmente potrà soccorrerti senza incorrere in grossi rischi; quello che voglio dire è che se si sta esplorando una galleria stretta e fangosa, a qualsiasi profondità, un ‘emergenza può diventare difficile da gestire in due, in condizioni di zero visibilità e nell’impossibilità magari di comunicare correttamente, molto più probabile che l’emergenza si propaghi da un sub all’altro o agli altri, si veda solo a titolo di esempio l’incidente accorso nel 2014 a due speleosub in Plura cave in Norvegia. Ovvio che questo rappresenta solamente un mio pensiero basato sulla mia esperienza e sulle mie considerazioni.

Membro dell’Explorers club di New York, bella soddisfazione, come è avvenuto?

In realtà per me la vera soddisfazione sta nell’essere contento di quello che faccio in acqua, fosse anche riuscire a fare correttamente un esercizio difficile in pochi metri d’acqua o semplicemente godermi in totale relax una parete del lago, sicuramente è anche un piacere quando un ente importante ti riconosce qualcosa, ci mancherebbe! Il tutto è frutto del mio amico Nadir Quarta, uno dei subacquei tecnici più preparati al mondo, dopodiché si viene ammessi dopo che il consiglio direttivo valuta il tuo C.V. e le lettere di referenza che devono essere redatte ed inviate da due persone già membri attivi dell’Explorer Club, per me sono state inviate da Phil Short e John Kendall, quando ho letto cosa avevano scritto nelle lettere di presentazione ho pensato: “cavolo, forte questo qui!”

Grazie Marco, un saluto a tutti i subacquei lettori di SUB!

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