Il Paese che non c'è
pubblicato sulla rivista Sub n° 300 - Settembre 2010
Nel lago artificiale della diga di Ridracoli, in Romagna, per inseguire una leggenda
Finalmente, dopo anni di tentativi, riesco a procurarmi un contatto per poter effettuare un’immersione nella diga di Ridracoli, così da poter documentare i resti del paese sommerso dalle acque. Ma partiamo dall’inizio. Vidi la diga assieme ai miei genitori pochi anni dopo la fine dei lavori, iniziati nel 1974 ed ultimati nel 1982. Fu un evento importante per la Romagna, da sempre afflitta dal problema acqua. Il Consorzio Acque, a cui aderiscono i 50 Comuni, interessati all'approvvigionamento idrico, è stato costituito infatti nel 1966. Lo studio e il progetto dell'Acquedotto di Romagna, che avrebbe dato luogo alla diga e al lago artificiale, è stata avviata nei primi anni '60. Costruita la diga che sbarra il fiume Bidente l'invaso è stato riempito, e quella che un tempo era una verde gola è diventato un lago con una superficie di 1,035 km quadrati, per un volume di acqua di 33 milioni di metri cubi. La diga mi tornò alla mente a fine 1999, dopo aver intrapreso la via della subacquea tecnica, poteva essere una comoda alternativa al lontano lago di Garda, distando un’oretta di macchina da casa. In quel occasione, un amico che regolarmente forniva servizi presso le strutture dell’impianto, mi riferì che ne era interdetto l’accesso, in quanto trattasi di bacino idrico atto all’approvvigionamento di acqua potabile, pertanto ne è vietata la balneazione, e la navigazione, per ovvi motivi di inquinamento. Peccato, mi sarebbe piaciuto avere un sito comodo nel quale effettuare immersioni di allenamento, anche di un certo impegno, abbiamo infatti oltre 90 metri di profondità. Trascorrono gli anni, e da noi a valle, si parla della diga solo con riferimento alla bontà delle sue acque, o per il meraviglioso paesaggio di quelle sperdute colline tra Romagna e Toscana. Ogni volta che la sento menzionare mi torna alla mente il paese sommerso, chissà che si prova ad entrare da una finestra, ed uscire dalla porta di una casa nuotando!! Non ricordo per quale motivo parlassi di questa cosa ad un amico, che non ha nulla a che fare con la subacquea, il quale sentendomi così incuriosito mi disse: “ho io la persona che fa al caso tuo”. Mi diede il numero di telefono di Iader, proprietario di barche per la pesca sportiva che operano sulla nostra riviera, il quale ha l’appalto per effettuare le “crociere”, con la barca elettrica, nella diga. Temevo nella solita risposta, ma tentar non nuoce, per cui gli feci una telefonata. Gli chiesi subito del paese sommerso, e mi riferì che ne aveva sentito parlare ma che non avrebbe saputo localizzarlo all’interno del bacino. Mi riferì anche che per l’anno in corso non avrebbe più effettuato quel servizio, ma che se avessi contattato il Dott. Cortezzi Fabrizio, responsabile della casa di guardia della diga, avrei avuto tutte le delucidazioni che andavo cercando. Trovandomi qualche giorno di ferie non aspettate, decisi di andare a fondo e contattai il responsabile. Me lo avevano descritto estremamente disponibile, per cui effettuai la telefonata fiducioso di riuscire finalmente a vedere e fotografare un paese sommerso. Effettivamente si dimostrò disponibilissimo, invitandomi per il lunedì successivo a visitare l’impianto. Tutti i lunedì viene effettuato un giro di ispezione delle rive del bacino per verificare eventuali frane o smottamenti, sarei potuto salire in barca e mi avrebbero portato sui ruderi, come li definì lui al telefono. Ruderi al momento non sommersi; purtroppo le scarse precipitazioni invernali hanno fatto si che ci troviamo con meno 18 metri dal livello massimo. Puntuale mi presento alla casa di guardia, munito di macchina fotografica, senza attrezzatura da sub. Mi accoglie nel suo ufficio, e mi racconta la storia del paese sommerso……… Più che storia la definirei favola, infatti non esiste un paese sommerso, con il campanile visibile in condizioni di livello particolarmente basso. Non fu fatto sfollare nessuno dalla valle per poter procedere all’allagamento, come si racconta in giro. Essendo una valle molto stretta e alta, nessuno avrebbe abitato sul fondo, dove il sole praticamente non arriva. E allora a cosa faccio le foto? cosa sarebbe il rudere? Indossiamo i giubbotti salvagente e saliamo in barca, dirigendoci verso l’affluente principale. Il rudere è una costruzione in sasso, di tre metri di lato, alto circa sei metri, e conteneva una dinamo. Fatta girare da una ruota a pale, che prendeva il moto attraverso l’acqua che scorreva nel torrente bidente, forniva un po’ di corrente ad un paio di case al di là della montagna. Ho dovuto attendere per circa due mesi che arrivassero le piogge, per tornare alla diga ad immortalare l’unica costruzione sommersa del bacino di Ridracoli.
Il nome deriva dal paesino costituito da tre case, un palazzo, una chiesa ed un ponte a schiena d'asino: questo è Ridracoli, un paese che sarebbe stato inghiottito dal tempo se, poco più sopra, non fosse nata la diga. In quaranta anni lo spopolamento delle nostre colline è stato fatale: piccolo borgo di circa 230 abitanti nel 1951, oggi ne conta più o meno 10, ma il tempo e l’atmosfera qui si sono fermati quaranta anni fa.
Il nome deriva, forse, dalla presenza in loco di un piccolo oratorio, un modesto eremo fra le vallate, poco discosto dall'abbazia madre di Camaldoli che tanto ha influenzato la cultura e la vita di questi luoghi.
L'esistenza di Ridracoli è documentata sin dal 1216, come possedimento dei conti Guidi. Nel XV secolo fu piccolo Comune sotto la sfera politica e culturale di Firenze. Con la progettazione della diga, posta a circa 2 chilometri dal piccolo nucleo abitato, è arrivata da queste parti anche la corrente elettrica, e il grande invaso, oltre ad assicurare acqua alla Romagna ha conferito qualificazione naturalistica e popolarità ai luoghi intorno. Da qui si snodano sentieri e itinerari antichissimi che portano nel cuore verde dell'Appennino.
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