Stava pallonando
30 novembre 2006 in due ci rechiamo in località Tempesta, sul Lago di Garda. Ogni scusa è buona per una scampagnata, un tuffetto, ed una buona pizza gorgonzola e speck; la scusa di questa è di provare un nuovo flash. Quota programmata per l'immersione -60 metri, utilizzando aria e ossigeno per la deco. Alle 11 siamo pronti ad entrare in acqua, è una bella giornata di sole, soffia una brezza freschina da nord che allieta i surfisti. Consueto breafing pre immersione, gli spiego come voglio che si posizioni rispetto alla parete, ci accordiamo sui segnali per quando mi deve illuminare la parete, ci controlliamo le attrezzature, accendo la macchina fotografica e il flash, ok a scendere. Trascorsi 90 secondi siamo a -45 metri, ci scambiamo un occhiata, un cenno con la testa e proseguiamo verso il basso in direzione nord. Attorno ai -58 lo faccio avvicinare alla parete, quasi appoggiato ad un pianoro, io mi sistemo leggermente in basso rispetto a lui, sospeso nell'acqua cristallina ma buia, qua è sempre notte fonda, la luce non filtra, sotto di me la parete cade verticale. Inizio a scattare, eseguo varie prove, diaframma più aperto, poi più chiuso, vario i tempi, vario l'angolazione del flash, mi alzo, mi avvicino, e lui tranquillo accondiscende alle mie richieste. Stavo per chiamarlo, in quanto il rullo era finito, quando improvvisamente vedo una colonna di bolle alzarsi verso la superficie, è in erogazione continua l'erogatore che ha in bocca. Conoscendo bene la sua attrezzatura, gli arrivo davanti, mi faccio vedere, ed inizio a chiudere la fuga. Non sono preoccupato, lui mi ha visto, io ho ancora oltre 130 bar, poco sotto vi è il pianoro, per cui se dovessimo scendere ci appoggeremmo, chiudo poi ci avviamo verso la superficie. Sono intento a ruotare la manopola della rubinetteria, e mi rendo conto che lui ha mollato l'erogatore che perde, per prendere il secondo, e sta cercando di chiudere il separatore delle due bombole. Finito di chiudere vado per comunicarglielo, questo continuando ad armeggiare, parte come un razzo verso la superficie!! Ma che gli passa per la testa, sgonfio immediatamente il mio jacket e provo a trattenerlo, prima per un braccio, mi scivola, passo ad un gancio del suo imbrago, e penso "adesso non mi scappi" ma vedo che sta prendendo velocità, non riesco, mi sfugge. Sono momenti veramente intensi, io ho pensato alle sue due figlie piccole ed alla compagna che lo aspettavano a casa, alla mamma che è sempre preoccupatissima quando lo vede caricare l'attrezzatura in macchine. Perchè aveva avuto questa reazione, non è da lui! Salendo velocemente ricordo un tonfo familiare, l'oblò dello scafandro aveva urtato la roccia, ero sicuro si fosse rotto. Essendo completamente negativo e lui terribilmente positivo, la fatica a trattenerlo era tale che mi scivolò la presa anche dal suo imbrago, a questo punto il timore divenne certezza, questo vola fuori dall'acqua. Lo afferrai, con tutte le mie forze ad una coscia, ma ricordo ancora la sensazione di impotenza provata mentre scivolava verso la sperficie. Ad un tratto, mentre stavo valutando se seguirlo o cercare di riprendere il controllo della risalita, ha ripreso l'uso della ragione, ed ha arrestato quella folle corsa. Eravamo e -29 metri, il tutto è successo in 28 metri di dislivello, ed in 45 secondi di tempo (verificato in seguito con il profilo del computer). Il fondale iniziava a degradare lentamente, trovai un appoggio e mi fermai per riprendermi, riportai la respirazione alla normalità, poi fissandolo dritto negli occhi gli comunicai il mio disappunto!! Verificai lo stato dello scafandro, era ancora intatto! Finimmo l'immersione senza problemi di aria, allungammo di circa un terzo i tempi deco, per precauzione, e finalmente potemmo discutere dell'accaduto a pranzo. La sua spiegazione fu che voleva risolvere da solo, portandosi ad una quota inferiore per impedire alla narcosi di avere il sopravvento. Mi infuriai parecchio, per due motivi, da tempo cercavo di convincerlo a scendere con il separatore chiuso, e che essendo in due doveva rivolgersi a me. Abbiamo discusso per tutto il viaggio di rientro, se avessi avuto un'emergenza io che avrebbe fatto? L' avrebbe risolta o sarebbe successo come nella maggior parte degli incidenti in immersione in coppia, e cioè due morti. Spesso si scende in solitaria e si deve avere un piano per ogni evenienza, devi mentalmente essere preparato ad ogni sorta di imprevisti, per potervi porre rimedio, puoi contare solo sulle tue forze, l'attenzione è volta solo al tuo corpo ed alla tua attrezzatura. Ma se decidi di portarti appresso un compagno, possibilmente bravo e affidabile, come avevo fatto io quel giorno, parte dell'attenzione va dedicata a lui, speriamo che al prossimo imprevisto, dopo aver letto queste righe, si comporti come si deve!!
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