Il mio Hobby
Nell’inverno del 1994, quando decisi di seguire un corso sub, così, tanto per impegnare qualche serata, non avrei mai immaginato di arrivare dove sono ora; e sono ancora per strada…….
Nemmeno un anno fa, quando mi sentivo perfettamente realizzato ed a mio agio anche sotto i 100 metri, non pensavo minimamente ad ulteriori sviluppi. Stavo bene, mi divertivo, riuscivo a fare tuffi impegnativi, senza problemi di consumi, e/o paure varie, gestivo bene le situazioni impegnative, portandomi in superficie foto soddisfacenti.
Oggi mi ritrovo con un REB sulle spalle, la macchina della morte, pericolosissima ed infida. “Io non affido la mia vita ad un tubo con della calce dentro”!! Affermazioni ancora udibili.
La subacquea mi sta dando tantissimo; mi è servita a modificare la mia personalità, a contenere la tremenda impulsività che mi caratterizzava, ad essere più razionale e, mi serve come mezzo di relax totale. Una giornata su una barca, fra amici, fra gente che condivide le stesse passioni, magari con il sole ed un buon pasto che ti attende, è un gusto impagabile!! Non c’è solo mare e sole, abbiamo anche i preparativi. Molti penseranno che ci si senta con gli amici, si buttano in auto un paio di cose e via, verso il mare. Era così all’inizio.
La mia immersione domenicale inizia al martedì o mercoledì sera precedente! L’attrezzatura coinvolta per un mio tuffo standard, è parecchia. Si inizia col verificare i gas, pressioni e percentuali di ossigeno ed elio; ossigeno, diluente, ossigeno di back-up, bombolino per muta stagna, bail out. Se non si necessita di ricariche, e col reb capita spesso, si passa ad assemblare la macchina, controllo tenuta valvole loop, si fa il filtro, si collega la testa, poi si eseguono i controlli di routine, verificando bene che tutto sia in ordine. Si mettono sotto carica le batterie dello scooter, della lampada e del giubbotto riscaldante, ultimo grandioso acquisto. Si radunano e controllano palloni, reels, wet note, coltelli, pinne, maschere e cappuccio. Si disinfetta la p-valve, poi si ripiega la muta assieme ai guanti stagni. A questo punto l’attrezzatura primaria per un tuffo singolo è circoscritta, manca di chiudere le batterie e caricare tutto in macchina.
Visto che sono terribilmente previdente, se devo effettuare più tuffi, servono i vari back up…….Si ripiega la seconda stagna, con il suo cappuccio, dopo aver disinfettato la p-valve, e nella sacca ci si mettono anche i ricambi, sacchi contro polmone, con chiave a settore per smontaggio, un metro di corrugato del loop, i guanti stagni di scorta, frusta di travaso, adattatori vari. Ah stavo dimenticando la tanica di sofnolime! Terminata la prima parte di preparazione, si passa a quello normalmente tenuta in casa. Ricarichiamo le batterie dei flash, della luce guida, e della macchina fotografica. Nel frattempo si prepara il sottomuta, il giubbotto riscaldato, i sotto guanti stagni, le fettucce da mettere sotto ai polsini, il secondo paio di calzini, (ne ho un paio di lana di cammello, che metto sopra a quelli tecnici, che coibentano un sacco). Nella stessa sacca, ma in altro vano stivo maglietta e calzini di scorta; in caso di allagamento ho qualcosa di asciutto. Un controllo anche alla seconda macchina fotografica, quella che solitamente uso in esterno, e che viene con me anche per back up di quella che va sotto. Anche quì, se si faranno più tuffi, porto un flash di ricambio con il suo cavo, pasta abrasiva per lucidare l’oblò in caso di graffi, accessori per pulizia e manutenzione dello scafandro, luce guida con supporto di scorta, batterie dei flash extra. Per oggi è giunto il momento di stendersi sul divano, per questa sera basta.
La sera successiva si torna per staccare le batterie, chiuderle, controllare che diano tensione; a questo punto lo scooter è pronto, la torcia è ok, come il pacco per il giubbotto, si chiude tutto nella sacca, assieme al resto. Rapido check, reb pronto, bail out pronti, sacca della muta su sacca delle minuterie. In caso di più tuffi, si aggiungono le altre due bombole di scorta del reb e la seconda sacca con muta e ricambi. A casa si alimentano i flash, si controlla che la sd sia in macchina, dentro una pila bella carica, si esegue la prova flash, si spegne e si ripone tutto nella borsa assieme al computer di back up. Mancano gli urocontrol per poter connettere la p-valve, mai più dives senza, se ne prendono qb, in base ai giorni di immersione, e si chiude anche la sacca del sottomuta. Pronti per caricare la macchina l’indomani sera!! Al venerdì si esce dall’ufficio, e si va a caricare, controllo, nuovamente, che il loop sia ancora in vuoto e, verifico la pressione delle bombole, poi tutto a bordo. Risultato la macchina è bella piena, tutto al suo posto, ordinato e fissato, non voglio avere tintinnii o robe che sbattono per la macchina. Uno degli aspetti interessanti della subacquea tecnica è anche tutto questo, a questo punto sei già carico, emozionato, elettrizzato, e non ti sei ancora immerso!
Si punta la sveglia, alle 5 in caso di destinazione Argentario, in ultimo si prepara una bottiglia d’acqua per il viaggio, una tavoletta di cioccolato extra fondente e una banana da consumare circa un’ora prima dell’immersione. Suona la sveglia, ma sei già con un occhio aperto, non vedi l’ora, solita colazione con tisana di tarassaco, limone spremuto e via! Fuori è ancora notte, per strada la maggior parte della gente deve ancora andare a dormire, ieri sera era venerdì, serata di baracca. Sono già giorni che visualizzi l’immersione, ma durante le ore di viaggio è perfetto rifarlo. Giunti in banchina, saluti gli amici, rivedi persone di mezza Italia, che incontri saltuariamente. Inizi a caricare in barca, fra una battuta e l’altra, saluti e strette di mano, ma sempre attenti a quello che si fa, a non inciampare, a non danneggiare nulla, a maneggiare tutto in modo corretto. Il rigore che mi caratterizza in queste fasi di pre immersione, me lo ha inculcato il mio istruttore Andrea Cortesi, colui che mi iniziò alla subacquea tecnica, con il deep air PSA nel 2001. L’attenzione va mantenuta alta fino all’uscita dall’acqua, a quel punto ci si può rilassare del tutto. Ho i miei ritmi, ed i miei tempi, per godermela devo essere pronto.
Reb sulla panca, ben fissato, bail out sotto, sacca con accessori sopra le bombole, scooter in zona, anche lui ben fissato. Accendo la macchina fotografica, ricontrollo che i flash scattino e la ripongo in zona sicura. Sacche muta e sottomuta a portata di mano. Ho messo tutto, ora parcheggio e mi rilasso con gli amici. Il comandante salpa, è ora della merenda pre dive con cioccolato e banana, mentre guardo il resto dei divers presi dagli ultimi preparativi e controlli. Gente che arriva con l’equipaggiamento completamente smontato e sparpagliato, reb ancora da calibrare, vuoto ancora da controllare. Io sarò autistico, ma con la barca in navigazione verso la meta, devo aver controllato tutto, deve mancare solo la vestizione…….si solo…..
Di solito si inizia dall’urocontrol, (per chi non lo conosce, un preservativo con colla, e tubo per connessione alla p-valve). Calzino e maglietta tecnica sono già indossati, quindi si parte dal giubbotto riscaldante, poi sopra ci va il BZ400, un pò ingombrante, ma caldissimo. A questo punto, fra una battuta ed una risata, prende posto il sopra calzino di lana di cammello, poco tecnico ma efficacissimo, tocca poi alla muta. Si connette la p-valve, si finisce di indossarla, si connette il giubbotto riscaldante, si sistemando tubi, fili, collo e polsini. Sotto ai polsini la fettuccia per dare aria ai guanti stagni. Si mettono tutti gli accessori nelle tasche, ogni cosa nel solito posto; in caso di emergenza, si deve andare a colpo sicuro e trovare quello di cui si ha bisogno. Cappuccio e maschera, sotto guanto stagno, computer di back up sul polso destro, guanti stagni e si è pronti ad indossare il reb. Ma prima si calano in acqua i bail out e lo scooter, usando la cima che porto sempre con me. Preferisco avere tutto su di una cima alla quale posso tenermi in caso di corrente, piuttosto che farmi passare l’equipaggiamento col rischio che qualcosa cada a fondo.
Informo il barcaiolo, su dov’è la macchina fotografica e come passarmela. Anche per il reb, che prima era il bibo, ho la mia prassi, non voglio che nessuno mi aiuti, devo effettuare il mio giro da solo; le fruste sono tutte ordinate e pronte al loro posto. Lo indosso, allaccio il sotto cavallo, accendo il reb, indosso la maschera. A questo punto sono solo io, ed inizio il pre breath, intanto collego il cavo del giubbotto al pacco batterie, controllo che funzioni e spengo subito, ho già abbastanza caldo in questa fase. Connetto la frusta della stagna, mi avvicino alla zona di ingresso in acqua, calzo le pinne e dentro, finalmente acqua!! Check alla PpO2 mentre mi assesto tutto. Solitamente per prima mi faccio passare la macchina, l’aggancio allo spallaccio destro, alla sinistra della pila. Con calma recupero ed aggancio lo scooter ed i bail out, ricontrollando nuovamente la pressione prima di agganciarmeli.
Concentrati, pronti, carichi di 1000 emozioni, siamo pronti a scendere. Normalmente avviso il mio buddy che aspetto a tre metri, sulla catena dell’ancora, così da acclimatarmi, e dare qualche minuto al corpo per adattarsi. Jim Bowden stava sempre 10 minuti senza cappuccio e senza maschera, a respirare immerso, prima di un tuffo (Vedi il libro Deep Diving pag.16). Durante questa fase “armo” la macchina, apro ed oriento la luce guida, bracci e flash, altra prova di scatto. Arrivano gli altri, controllo perdite, non ne abbiamo, giù si parte; per minimo 150 minuti saremo soli con noi stessi, distaccati dal mondo esterno, liberi, staremo alla grande!
Utilizzando un equipaggiamento idoneo, avendo adeguata formazione e forma mentis, frequentando amici altrettanto preparati, è accaduto che i tempi di permanenza siano cresciuti parecchio nel corso dell’ultimo anno. Il vortice di emozioni, avvistamenti, piacere, che ci portiamo fuori è immenso, e ci ripaga di tutto quello che c’è prima e che viene dopo. In un tuffo di oltre 180 minuti fai prima a raccontare cosa non hai visto; più stai e più possibilità hai di fare incontri meravigliosi, che ti appagano da matti. Sfortunatamente in barca ci aspettano, tocca uscire. Adesso ci si rilassa, ora, una volta saliti e seduti sulla panca, ci si rilassa, le battute si sprecano, e si mette sotto i denti qualcosa. Per un paio d’ore solo relax. Più tardi in banchina ci aspetta il trasbordo in macchina e 350 km per rincasare….
MS 07/2018
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