data-width="40" data-type="button">

Cant z 1007 bis

 

Ricerca e ritrovamento alle isole Tremiti

 

Cant Z 1007Bis Alcione

Cant Z 1007Bis Alcione

La storia

 

Il 14 maggio 1944, di ritorno da un lancio di rifornimenti su Kolassin, una formazione di 9 Cant Z 1007 bis-1 Cant Z 1007 Bis-1 Archivio Achille Vignadell'88° Gruppo, sorvolava l'ultimo tratto dell'Adriatico. Essendo le isole Tremiti già in vista la scorta composta da 8 caccia italiani abbandonò i Cant Z per andare all'atterraggio. In quel momento la formazione venne attaccata da circa 20 Bf 109G che nel corso di un violento combattimento colpirono 7 Cant Z dei quali 5 precipitarono in mare e 2 riuscirono ad atterrare a Galatina di Lecce con morti e feriti. Tra tutti gli aerei andarono perduti 26 uomini.

Pietro Faggioli

 

La ricerca

 

Tra i tanti dati che Pietro ha archiviati, ci sono 3 punti GPS, attendibili al centimetro, pronti da verificare, riguardanti un aereo Italiano agganciato, anni prima, dall'ancora di un traghetto alle Isole Tremiti. Ci organizziamo, e ci aggreghiamo alla gita per gli esami dei corsi della Sub Delphinus. Ad attenderci Adelmo, che è felicissimo di darci tutto l'appoggio di cui abbiamo bisogno. L'indomani, verso sera, quando l'andirivieni dei traghetti è quasi cessato (i rottami sono proprio sotto la loro rotta) con il permesso delle autorità, ci portiamo sul primo punto, e lo pedagnamo. Mi preparo con calma, bibo 15+15 sulle spalle, le due deco ai fianchi, macchina fotografica, breve breafing, sistemo bene la maschera, accendo e controllo i computer, mi tuffo. Acqua limpida, purtroppo solo fino ai -50, poi la sospensione si infittisce, fino a ridurre la visibilità a non più di una decina di metri. A -65 inizio a rallentare, dovrebbero mancare una decina di metri, ed infatti poco sotto, scorgo il fondale. -74,7, un rapido controllo ai manometri, e subito dopo un giro a 360° con la pila, per cercare nell'oscurità. Nulla, solo fondale melmoso, sarebbe stato troppo, caderci sopra. Aggancio il mulinello alla cima di discesa, parto srotolando una quindicina di metri ed intravedo qualcosa, sarà lui? No, è un bancale di sacchi, sembra cereale. Siccome in quelle coordinate l'ecoscandaglio indicava solo un picco, non mi trattengo ulteriormente, evitando inutile saturazione, inizio la lenta risalita. Parlando poi con Pietro e Adelmo giungiamo alla conclusione che è qualcosa che ha perso un traghetto, forse approvvigionamenti di lenticchie o fagioli per gli isolani. La sera del giorno seguente, altro giro, si controllano le altre coordinate, senza macchina fotografica, ieri ha un pò bevuto, nulla di grave, ma bisogna controllare con calma. Solita storia, arrivo a -69, aggancio la cima del mulinello al pedagno di discesa, srotolo ed inizio un percorso circolare. Ad un tratto un'ombra, sarà alta 2 o 3 metri, larga forse 5, l'ho trovato! No è un masso che sporge dal fondo, pieno di vita, ma non è quello che sto cercando oggi. Risalgo, demoralizzato. Il giorno seguente Adelmo è molto impegnato, con i sub paganti, non mi può dare assistenza, per cui esco con uno dei suoi gommoni ad aiutare i corsisti nella vestizione, pratica abbastanza impegnativa, è la seconda volta che si preparano su di un gommone, il muretto della piscina era più stabile. La domenica mattina, prestino, per evitare il grosso dei traghetti, non con molto entusiasmo, salpiamo per il terzo punto. Qui il profondimetro segna -75,3, siamo sensibilmente più al Il campione analizzatolargo, fondo sempre limaccioso, visibilità sempre ridotta. Appena lascio la cima di discesa, intravedo una grossa rete a strascico semi sommersa nel fango, può voler dire che si era impigliata in qualche ostacolo. Non vi è nessuna forma di vita, deserto totale. Trascorsi 12 minuti, a pinneggiare a -75 metri, mi appare un groviglio di metallo, "chissà che rottami saranno" penso, ed invece pare proprio alluminio, per nulla rovinato, tanto che non riesco nemmeno a romperne un pezzetto. Mi alzo e poco distante eccone altri pezzi, riesco a staccarne un campione. Soddisfatto, inizio la risalita, e a -55 incontro Adelmo che curioso mi è venuti incontro, dal momento che questa immersione è durata più delle precedenti. A bordo, esaminiamo il campione, ed in effetti è alluminio, con un lato gommoso. Rottame o ciò che resta di un glorioso aereo da combattimento. La risposta arriva dopo un paio di settimane. A seguito di verifica, da parte di tecnici, il responso è che si tratta di semapizzazione (neologismo proveniente dalla ragione sociale della ditta italiana che lo produceva,  "SE.MA.PE",  forse le iniziali dei proprietari). Questa sostanza gommosa, prodotta in Italia dal 1938, veniva spruzzata ai serbatoi dei nostri aerei, e serviva a chiudere i fori dei proiettili che li attraversavano. Dunque i rottami sono sicuramente di un aereo italiano, presumibilmente di un Cant Z 1007 bis-1, visto che proprio in quella zona ne caddero vittime dei nemici.

Top