L'Explorer Team Bizantino è in pieno allenamento per la spedizione che avrà inizio a metà giugno, siamo al Garda ogni week end, per provare attrezzature, configurazioni, telecamere; ne approfittiamo anche per formare qualche allievo trimix. Il 25 gennaio 2004, io, in veste di assistente istruttore, il mio compare, l'istruttore, e i due allievi, ci troviamo al solito posto per l'immersione dei -100. Classico breafing, ultime raccomandazioni, controlli pre immersione, vestizione, controlli in superficie, e poi giù lungo la catena che ci accompagna per i primi 20 metri. Gli allievi avevano superato le precedenti prove dei -80 e -90, per cui l'istruttore li ritiene idonei ad ultimare il corso; facciamo condurre l'immersione a loro, io e l'istruttore li affianchiamo. A -62 metri la parete torna verticale, ci mettiamo in verticale anche noi, ulteriori controlli e ci confermano l'ok a scendere. La discesa non è proprio aggressiva, anzi siamo lenti, io e l'istruttore ci scambiamo in continuazione occhiate, e ci rendiamo conto che qualcosa non funziona, a -82 un'ulteriore rallentamento, uno dei due si aggrappa alla cima di discesa; alla classica richiesta ok a scendere, risponde affermativamente, ma di li a poco a -90 si blocca, due mani sulla cima, assetto neutro, ma non reagisce più. Dopo qualche attimo, ci fa capire che non è in grado di proseguire, è in assetto perfetto, respirazione normale, ma è bloccato. Mentre mi ci metto spalla a spalla, l'istruttore ha chiesto all'altro allievo se è ok a scendere, questo, marziale come pochi comunica un convintissimo ok; io e il capo ci scambiamo un'occhiata, mi fa cenno di portare su il mio, lui scenderà per completare il livello. In quei momenti la concentrazione, è al massimo, il cervello è chiamato a dover gestire l'emergenza, nelle vene scorrono fiumi di adrenalina, che ti tengono vigile oltre ogni modo, non senti il dolore, il freddo, la fatica, è tutto volto ad eliminare il problema maggiore, che era, in quel caso, tornare in superficie incolumi. Portarci in superficie, certo sembra facile, io ho addosso 5 bombole, un bel jacket voluminoso, la muta stagna, la torcia, il reel con un pallone di segnalazione, lui ha addosso altrettanta attrezzatura, speriamo bene. Lo afferro saldamente per l'imbrago ed iniziamo la risalita. Devo scaricare il mio ed il suo jacket, controllare che continui a respirare, che non perda l'erogatore e di non sbattere in qualche sporgenza della roccia. Lui è immobile, se non fosse per la respirazione sembrerebbe morto. Da -62 a -45 me lo trasporto lungo il fondale che risale con una pendenza esigua, finalmente di nuovo la parete verticale, siamo nuovamente a contatto con una cima, che gli può dare conforto. -45 cambio miscela, lo faccio io, poi gli spurgo l'erogatore, e lo faccio fare a lui, accenna appena ad accompagnarlo con la mano, ma è comunque ancora confuso, cambio miscela anche al computer, 2 minuti di gas swich poi su verso la prossima tappa. Mi pare che sia tornato perfettamente in se attorno ai -35 metri. A questo punto era tutto a posto, non eravamo saliti velocemente, non avevamo sbattuto da nessuna parte, avevo seguito la tabella, fantastico. Tempo trenta secondi per compiacermi, che vengo assalito da una paura atroce, il mio compare e l'allevo dove sono? Li avevo lasciati al settimo minuto, questo voleva dire che sarebbero dovuti essere poco di sotto, dal momento che per i corsi si pianifica un run time di 10 minuti, dovevano essere in vista, ed invece non si vedono fasci di luce, bolle, ne si sente respirare. Qui veramente ho temuto che fosse successo qualcosa di grave, ma dove erano? Per tranquillizzarmi, ricordo di essermi detto che forse a causa della perdita della parete, fossero saliti in verticale, lui era perfettamente in grado di gestire una risalita di quel tipo. Ero veramente terrorizzato, avendo risolto il problema con il mio allievo, ora la mia attenzione era volta a quei due. Nell'emergenza appena risolta, dipendeva da me, sapevo di avere l'addestramento per cavarmela, avevo delle soluzioni applicabili ai problemi che mi si sarebbero posti; ora la cosa sfuggiva dal mio controllo, ero impotente, non potevo fare assolutamente nulla, per questo motivo la mia mente temeva il peggio. Due settimane prima, avevo dovuto telefonare alla moglie di un'altro amico, che avevamo soccorso per un'embolia vestibolare, ora dovevo forse chiamare la mamma di due bambini e dirle che suo marito era annegato?? Giunti a -6, faccio cenno al mio allievo di finire la deco, mentre io sarei andato a cercare gli altri, mi avviai, sempre a -6 metri, in favore di corrente, a volte fossero scarrocciati; non si vedevano e non si sentivano. Finito ai -3 era giunto il momento di uscire, non ne avevo la forza, ricordo che dalla superficie mi divideva mezzo metro d'acqua, e vedevo Enrico che mi aspettava per farsi raccontare cosa si prova a -100, cosa gli avrei risposto alla sua classica domanda sorridente: "allora com' è andata"? Misi la testa fuori, mi girai subito verso il largo alla ricerca di bolle o del pallone, ricordo solo il lago cosi calmo come non avevo mai visto, nessun segno di respirazione, colto dal panico mi girai e gridai ad Enrico che cercasse un segno di quei due, contemporaneamente, da dietro la punta a sud di dove ci immergiamo di solito, sento la voce dell'amico che urla il mio nome. Che sollievo, ricordo la faccia di Enrico, che si rese conto del problema ormai risolto, lo feci entrare in acqua ad aiutarmi con l'attrezzatura, ero esausto, stremato restai steso a terra per dieci minuti prima di aver le forze di muovermi. Debreafing: a -100 all'altro allievo era andato in autoerogazione un erogatore, aveva perso la testa, di conseguenza erano saliti in verticale perdendo la parete, ritrovata poi in decompressione con l'ausilio della bussola. In seguito discutendo l'accaduto con un medico, mi ha spiegato, che lo stress eccessivo a volte manda in "auto protezione" il cervello. L'organismo rilevando questo alto livello di tensione, per evitare una crisi totale, magari anche un arresto cardiaco, taglia ciò non direttamente legato alle funzioni vitali. Come quando si sviene per l'eccessivo dolore.