pubblicato sulla rivista Sub n° 411 - Maggio 2022
Intervista al titolare del Dive Planet di Rimini, Stefano paganelli
Sono parecchi anni che solchi l’Adriatico Riminese, con un seguito di clienti/amici molto importante; indubbiamente sei un trascinatore ed ottimo imprenditore, raccontaci come hai avuto l’idea di partire con un diving a Rimini, dove qualsiasi servizio per i turisti è al top, ma il mare, se pur ricco di vita, spesso ha un colore poco invitante, dovuto ai numerosi fiumi che vi ci sfociano.
Sono nato sul porto di Rimini, superfluo dire che non vivo senza mare. Nel 1985 ho conseguito il mio primo brevetto di immersione Padi, poi la passione mi ha portato a partire con il mio progetto nel 1996. Le scuole sub di allora presenti sul versante Adriatico effettuavano i corsi in piscina, ma si spostavano in Tirreno per gli esami e le gite domenicali. Io amo l’Adriatico, è il mio mare, lo volevo valorizzare e volevo farne conoscere le bellezze. Mi resi conto che dovevo offrire un servizio completo e personalizzato, per poter soddisfare tutti. Dopo 5 anni decisi di aprire un negozio di attrezzatura sub, con piscina. Questo mi permetteva di offrire un servizio a 360 gradi, per test di attrezzature e corsi, personalizzato e personalizzabile a piacere. Svincolato da costi ed orari di piscine pubbliche, da affittare al bisogno, per prove e corsi, ottenni un forte impulso per l’attività. Parallelamente proseguivo con i miei corsi, fino ad arrivare a course director Padi e trainer TecRec. Ho voluto conoscere anche altre realtà, sono istruttore Ssi, Snsi, Cmas, Dwa, Dan, ma ho preferito restare, come scuola, con la didattica che mi ha lanciato, e con la quale ho un rapporto di amicizia prima che di lavoro. Per farti capire quanto il sodalizio sia forte, gli ho ideato, sviluppato e creato, i corsi Underwater Model, Action Cam Diver, Vintage Diver. E della serie l’esperienza non è mai troppa, per quanto concerne l’ambito reb, sono trainer Hollis.
L’amicizia con i pescatori locali ti ha permesso di offrire ai tuoi clienti vari targhet, ma quanto è difficile trovare l’ago nel pagliaio?
Amicizia di lunga data, come dicevo sono uomo di mare, ed ho sempre condiviso con loro gioie e dolori; come quando mi chiamano per una cima nell’elica durante una notte di pesca, non puoi lasciarli in panne. Quindi vai in mezzo al mare, ti ci immergi sotto ed inizi a tagliare per liberare l’elica e permettergli di recuperare la rete. Con un rapporto di questo tipo, con quasi tutta la marineria di Rimini, si ottengono le zone a loro pericolose, che presentano ostacoli fatali per le loro reti. Solitamente sono gelosissimi dei loro waypoint, ma a me li danno volentieri. Negli anni ho esplorato e reso fruibili 20 targhet fra i 12 ed i 70 metri, distanti da 4 a 40 miglia, la Zoe, ad esempio, è proprio in mezzo fra noi e le Incoronate. Il pezzo forte è il Paguro, ma mi serviva altro, per variare ed avere alternative per visibilità e quota.
Non sei solo, che ruolo hanno i tuoi collaboratori?
Isabella, la mia metà anche nella vita, ha iniziato con me, due giovani innamorati sognatori, credo nei sogni, in quanto se molto forti spesso si avverano. Col crescere del giro, serviva un valido braccio destro, e nel 2009 abbiamo coinvolto, o forse travolto Beppe, altro romagnolo che se la cava ovunque. Ci avvaliamo anche di una decina di istruttori che si alternano in aula e in immersione, in questo modo siamo in grado di poter personalizzare giorno e ora di ogni lezione per ogni allievo, sia di teoria che di acqua. Sono pochissimi i colleghi che operano in questo modo, è oneroso, ma ho potuto verificare che alla lunga paga.
Prima la scuola, poi il negozio di attrezzatura sub con la piscina, ora lo Stream Trail Store, sempre più attività da gestire, quante ore ci dedichi?
To dirò solo che alle 20 spengo il mio telefono!! Ho bisogno di qualche ora off. Lo sai bene anche te, l’imprenditore è online dalla mattina presto alla sera tardi, per fortuna Beppe risponde e continua a prendere appuntamenti e organizzare le uscite.
Avrete sofferto parecchio negli ultimi due anni, come vedi i clienti ora?
A si, siamo stati chiusi, ed abbiamo sofferto un grosso calo di corsi. Chiuso a casa, ho ragionato e visto l’opportunità di offrire comunque il servizio diving. Ho recepito i protocolli Simsi e Dan, li ho ulteriormente ristretti, per tutelare tutti, pubblicizzata il tutto, in poche settimane avevo la fila, abbiamo gestito in maniera tranquilla la situazione, con un incremento del 20-30%. I miei clienti vogliono il mare, l’aria aperta, lo spuntino after dive a 20 miglia dalla costa, ed hanno sofferto le restrizioni più di altri, ora vogliono tornare.
Negli ultimi anni la subacquea tecnica ha avuto un grande impulso, il Dive Planet come si pone in questo settore?
Anche per noi c’è stato un forte incremento, attestatosi verso il 50% nei corsi; come ti dicevo offriamo istruzione tecnica completa, senza limitazioni. Ci stiamo specializzando con il side mount, e ci stiamo ricavando grosse soddisfazioni.
E per concludere?
Per concludere, dal mare che amo ho ricevuto grossissime soddisfazioni, a volte mi pare ancora un sogno, ma poi guardo bene ed è realtà. Il nostro Adriatico è ricchissimo di vita, i diver escono entusiasti da tutte le immersioni, è fantastico vederli così felici, è energia pura per me ed i miei collaboratori. L’importante è sapergli indicare cosa e dove guardare, formarli con corsi di biologia, coinvolgerli con le storie dei relitti affondati. Gli anni passano e la fatica si fa sentire, la carica la ricevo quotidianamente dal mare, dai clienti che diventano amici e dai continui riconoscimenti della Padi, ad esempio: riconoscimento per maggior numero di istruttori formati, per maggior incremento di brevetti a singoli, che hanno proseguito la carriera da open a istruttore, per 5 anni centro di eccellenza. Nella vita c’è sempre da progredire, mai fermarsi, ma penso che la mia missione di far conoscere l’Adriatico stia funzionando!!
MS 05/22