pubblicato sulla rivista Sub n° 405 - Dicembre 2020
UN TUFFO NEL CUORE DELL’ARCIPELAGO TOSCANO ALLA RICERCA DELLA GERARDIA SAVAGLIA, DELLA QUALE, PERÒ, NON SI È VISTA TRACCIA. MA SI TRATTA COMUNQUE DI UN’IMMERSIONE AFFASCINANTE E RICCHISSIMA DI VITA, CONDOTTA SUL FILO DEI 100 METRI
Tempo fa, pianificai a più riprese immersioni e campeggio nautico, in questo angolo di arcipelago Toscano, ma poi causa mare o per altri intoppi è sempre saltato tutto. Nel 2016 sono state declassate da isole a scogli, interdicendone la fruizione al mezzo del nostro comandante. Noi le avremmo raggiunte da Porto Santo Stefano che dista circa 15 miglia, mentre il punto più vicino a terra è la foce del fiume Ombrone, che ne alimenta l’esplosione di vita.
Volevo andare a Porto Ercole a salutare Mimmo e gli altri amici Baresi, in trasferta per immersioni a Giannutri, ma il diving in cui sono è full. Piano B, cena con Mimmo, ed immersione con Gianluca, che ha da poco avviato l’attività di diving a Talamone. La macchina conosce bene la strada, quei 338 chilometri che mi separano dall’Argentario li facciamo almeno una volta al mese. Venerdì, dopo il lavoro si parte, la macchina già carica, si esce dall’ufficio, nel parcheggio via i pantaloni lunghi e la camicia, in cambio di bermuda e maglietta di uno dei tanti diving che ho visitato, in abbigliamento da ferie tutto è più dolce! Dopo tre ore, le mie classiche due soste veloci, lascio l’Aurelia per la strada della Giannella.
Luogo e clima incantevole, la macchia mediterranea rigogliosa, profumo di mare, cosa desiderare oltre. Trovo Mimmo, Daniele e Giovanna, assieme ad altri loro amici seduti di fronte ad una birretta. Essendo saltato l’Eudi, non ci vediamo da oltre un anno! I ragguagli sono parecchi, ma è tardi, al ristorante ci aspettano. Serata molto divertente ed interessante come al solito. Il Prof. Domenico Picca è direttore sanitario del centro iperbarico del San Paolo di Bari, una vita in mare, per il mare, per i sub; amico di vecchia data, fu lui a ricomprimermi a seguito della PDD che mi presi a Torre Canne nel 2008.
Ci salutiamo, purtroppo da lontano, non con il solito calore che contraddistingue gli amici del Sud. L’indomani sveglia presto, l’alba a Porto Ercole è sempre piacevole, me la gusto sorseggiando un estratto di ananas, zenzero e limone sul porto. Alle 8.30 sono a Talamone, non c’ero mai stato, bel paesino, tranquillissimo, spazi ampi, parcheggi abbondanti, il piccolo castello che sovrasta la marina. Gianluca, del Waterproof dive&service, è già in banchina, sul suo gommone, pronto ad accogliere le attrezzature. Si le nostre solite cosine: 32 chili di reb, 21 di scooter, 3 bailout da 18 chili, 10 chili di attrezzatura fotografica, e sono quasi a posto.
Il gommone è grande, ed in tre c’è posto in abbondanza. I reb appoggiati alla rastrelliera, i bailout davanti, sono i primi da calare in mare per fare spazio, gli scooter a poppa, a prua stagne, sottomuta e, box isotermico per le vivande e l’acqua, indispensabile visto quanto stiamo sudando! Non amo particolarmente le immersioni nei mesi di luglio ed agosto, troppo caldo, specialmente fatte dal gommone. Bisogna concentrarsi parecchio, per risparmiare energie e idratazione, muovendosi con calma durante la vestizione, eliminando inutili sforzi. Dopo aver sistemato tutto nel gommone, ci rifocilliamo al bar, per qualche minuto, un rabbocco di benzina, e lasciamo la piccola ma carina marina di Talamone, dominata dal castello.
Il mare è fantastico, il cielo è terso, ripulito dal leggero maestrale, tanto da farci intravedere la Corsica. Un vero gioiello questo tratto di mare, a nord ovest la grande Elba, a sud ovest Montecristo, alla nostra sinistra il Giglio, a sud, dietro al promontorio dell’Argentario c’è Giannutri. Non vediamo Capraia, nascosta dall’Elba e Pianosa, troppo bassa. Per quaranta minuti ci gustiamo il viaggio ed il panorama, peccato non salti fuori un delfino. La nostra meta è la Formica media, lato sud. Troviamo già un diving, ma non credo ci daranno fastidio, il nostro targhet è a 75 metri, si narra ci siano parecchi rami di Savalia savaglia. Gianluca non ne sa nulla, per cui si va in esplorazione. Senza fretta iniziamo con i calzini, la maglietta termica, il giubbotto riscaldato, ed infine il sottomuta. Mi infilo la muta, connetto p-valve, e giubbotto riscaldato, chiudo e mi butto per rinfrescarmi. Qualche minuto nella splendida acqua turchese, limpidissima e salatissima.
Risalgo, indosso il JJ, connetto e fisso tutto, metto le pinne, la maschera, loop in bocca. Ora sono chiuso nel mio mondo, sono solo ad ascoltare il mio respiro, concentrato sul pre-breath, a verificare che il solenoide faccia il suo dovere, nel frattempo ricontrollo che le bombole siano aperte, stagna connessa, lampada e mav accessibili. Entriamo in acqua, corrente assente, Gianluca mi passa la fotocamera e lo scooter, poi lentamente affondo verso i bailout appesi. Nessuno ha perdite significative, un chiaro OK a scendere e si parte. Rotta 165 gradi, seguiamo la parete sud ovest dello scoglio, scendiamo fino sui 60 metri, la parete è bella incrostata e piena di vita, scogli alternati da chiazze di sabbia bianca, lo scenario è molto piacevole. Dopo circa 6 minuti di scooter, al bordo di una terrazza di sabbia bianca, scorgiamo una bella colonia di corallo nero, e dietro la parete sprofonda ad oltre 80 metri. Il bianco della sabbia, del piano di circa 20 metri di diametro, contornato da un costone di rocce, adornato dalla bianchissima Antipathella subpinnata, è una visione paradisiaca, ma non mi lasciano molto tempo per gioire, vedo i miei compagni buttarsi giù per la parete come se fossero inseguiti, non ho avuto nemmeno il tempo di aprire i bracci e fare due scatti.
Li seguo, ora ci dirigiamo nella direzione opposta, abbiamo effettuato una virata di quasi 180 gradi. Poco avanti c’è la grotta bifora, piena zeppa di gamberi, con due mustelle simpaticissime, si vengono a specchiare nel mio oblò, senza emettere bolle e completamente al buio non le infastidisco, resto un paio di minuti a fare dei primi piani. Quando mi giro, sulla sinistra, ho una fantastica parete piena di spugne gialle, qualche gorgonia, un blu intensissimo e molto sotto la sabbia bianca, che splendida serie di contrasti. Esco, ed osservo la parete che da sopra ai 60 precipita verticale ad oltre 80 metri, sopra, parecchi dentici e qualche grossa ricciola, tutti in caccia sull’orlo della caduta. Proseguiamo, ma del giallo della Gerardia non c’è traccia. Ora il fondale è di detrito grosso, sempre bianco, e degrada a circa 45 gradi, mi scappa da sotto lo scooter un gattuccio che era in agguato sul fondo, perfettamente mimetizzato. Arrivo su una bella franata, interessante per il solito prelievo di detrito, il mio amico malacologo specializzato in conchiglie microscopiche si divertirà a vagliarlo. Devo memorizzare posizione e quota, per poi catalogare gli eventuali rinvenimenti. Siamo arrivati quasi alla sommità nord della formica, sempre navigando fra i 65 ed i 75 metri, ma nulla. Torniamo indietro, scenari comunque spettacolari, paragonabili alla secca di Mezzo Canale, o a quella di Zi Costante a Giannutri; pesce, aragoste, colori da far girare la testa. Ci affondiamo ulteriormente, ma nulla, è ricchissimo di tutto, ma nessun segno di Gerardia.
Oltre la bifora risaliamo sulla terrazza di corallo nero, ma poi ci rendiamo conto che in direzione 230 gradi parte un careno di roccia, chissà non sia li la tanto desiderata Savaglia. Non degrada velocemente, ed a parte qualche rametto di corallo nero è spoglio, lo seguiamo comunque, abbiamo ancora tempo, siamo in acqua da solo 40 minuti ed il TTS è a 90 minuti. Sotto gli 85 metri la visibilità cala drasticamente a pochi metri, ma noi continuiamo a seguire la parete. Dopo 3 minuti siamo nel buio assoluto, dentro una nuvola lattiginosa, con un freschino pungente; siamo a -100 e non c’è ancora il fondo, basta, rientriamo, non c’è nulla quaggiù. A parte qualche bella aragosta ed alcuni ricci saetta nulla, nemmeno un pò di corallo rosso. Al sessantaduesimo minuto, risaliamo sopra i 60 metri, e con molta calma, a pinne, ci dirigiamo verso il gommone. La parete ovest è composta da una serie di massoni di roccia sempre su detrito bianchissimo, e c’è una concentrazione di murene incredibile, tutte con la testa fuori tana in attesa di prede. Anche qui, come da altre parti, mi pare ci siano molte più claveline degli anni precedenti. A 40 metri inizia una bella prateria di Eunicella cavolinii, provo a vedere se trovassi i simbionti, che possono essere nudibranchi, gamberetti o gasteropodi, in base a quota e corrente, ma nulla, non pervenuto come la Gerardia. Eppure l’habitat è quello giusto, se ci sono le gorgonie rosse ed il corallo nero, ci deve essere anche lei. Alzo lo sguardo dal fondo e noto una cosa lontana che sembra un lenzuolo che fluttua, due pinnate e no è un pesce, ma cosa, è grande, forse oltre un metro, non capisco, altre due pinnate lente, fantastico! Un grande Luna in stazione di pulizia; è in verticale e muove appena la pinna ventrale, gli arrivo a 20 centimetri e lui resta fermo a bocca aperta, con tre pulitori che entrano ed escono in continuazione.
Non resisto e scatto, lui leggermente infastidito si mette in assetto e lentamente scivola via, con lo sguardo scocciato. Si allontana di un paio di metri, io mi sposto e lui torna dal dentista. Soddisfatto e felice proseguo la mia deco. Più saliamo e più la temperatura cresce, non mi è nemmeno servito il riscaldatore, sopra i 28 metri è già a 23 gradi, molto confortevole. Siamo sotto al gommone, dopo due ore e mezzo di immersione, e mancano ancora 50 minuti ad una bella reidratata d’acqua ed uno spuntino. Non abbiamo trovato la Gerardia, ma è stato un tuffo veramente affascinante, ricco, gustoso! Curiosando fra gli anfratti, e tra le alghe trascorriamo anche questa tappa; ora a mezzo metro al minuto emergiamo, il mare è ancora una tavola, e Gianluca ha già pronta una bottiglia di Ansonica, salsiccia e formaggio di capra, tutti prodotti artigianali, a chilometri zero dei suoi amici della zona. Saliti a bordo e spogliati di tutto, dopo un bel tuffo in costume, si continua a godere di questi beni che hanno un valore inestimabile, mare, brezza, natura, amicizia, silenzio………
Waterproof.dive&service, waterproof.dive.service@gmail.com +39 366 476 8469
Gestito da Ziogianlu, così è conosciuto Gianluca Cireddu nell’ambiente. Maremmano da più di dieci anni, lo ha portato qui l’amore per il mare e la natura. Approccia i corsi tecnici in Sardegna nel 2003. Qui in Toscana collabora, come guida subacquea, coi vari diving. Con il supporto del Talamone Camping Village apre l’associazione sportiva che vuole promuovere l’attività diving. Punti di immersione sono Le formiche di Grosseto con fondali straordinari e biodiversità eccezionale. Isola del Giglio, che non ha bisogno di presentazioni, la costa del monte Argentario fantastica e spesso sottovalutata. Parco subacqueo, la casa dei pesci. Grazie all’iniziativa di Paolo un pescatore di Talamone, sono state posate sul fondale a 8 metri delle sculture di vari artisti, create da marmo donato dalle cave di Carrara per fungere da deterrente sulla pesca a strascico oltre a creare un buon habitat per la vita sommersa. Ziogianlu è perfettamente attrezzato, meticoloso, ordinato e paziente, sia a mare che nel diving, per ogni esigenza subacquea, dai battesimi del mare ai tuffi tecnici in aperto o reb.
MS 11/2020