pubblicato sulla rivista Sub n° 407 - Agosto 2021
Località: Santa Caterina di Nardò (Le)
Periodo migliore: Sicuramente da Maggio a Ottobre
Venti e correnti: Correnti rare, vento predominante il Maestrale
Profondità 78 Metri sul fondo sabbioso, prime strutture ponte di comando 62 metri
Durata dell’immersione e miscele impiegate: A seconda dell’apparato utilizzato, per visitarlo in modo completo almeno 30’ di fondo con max 16% di Ossigeno in OC, deco con 20/20, nitrox 50 ed O2. In CC diluente da 10% di O2 a scendere. Bail out a piacimento.
Tipo di fondale: sabbia/fango
Cosa vedere: Uno dei pochi relitti pieni di vita, sia sulle strutture che abbondanza di pesci (Dentici, Musdee, Scorfani, Aragoste, Saraghi e se fortunati qualche pesce luna)
La settimana, a Santa Caterina di Nardò è l’apoteosi del relax e del benessere; il sole che penetra nelle ossa, asciugando l’umidità Romagnola; vieni avvolto dai profumi del Salento, dalla splendida accoglienza dei Salentini, dagli intensi sapori del loro vino e cibo!
Appena entrati in paese, un salto sul porticciolo a salutare Andrea e Angelica, del Costa del Sud diving service, ed a lasciare le attrezzature, già ready per l’indomani. Abbracci, saluti, risate, bellissimo rivedersi.
Poi B&B sul lungomare, ma ancora prima di scaricare la macchina tuffetto nelle acque cristalline. Finalmente ci rilassiamo in attesa della cena. Con gli amici Baresi, del Prosub, abbiamo organizzato una settimana di tuffi fra secche e relitti dello Ionio. Questo mare è spettacolare, spiagge bianche, mare azzurro cristallino, fondali ricchissimi di vita.
Ma veniamo al targhet: il Caterina Madre. Scoperto da un team di subacquei capitanato proprio da Andrea Costantini una quindicina di anni fa. Grazie ad una accurata ricostruzione storica attraverso i dettagli dei bollettini di guerra si riuscì ad identificarlo. Questo gigante giace su un fondale sabbioso a circa 78 metri, in assetto di navigazione ed è ancora molto ben conservato. Fu varato nel 1904 nei cantieri di Thornaby on Tees, nel Regno Unito.
Dopo un paio di cambi di proprietà, assunse la sua ultima denominazione; fu requisita, ed armata, dalla Regia Marina Italiana durante la Seconda Guerra Mondiale. Lunga circa 100 mt, larga 15 era un piroscafo da carico con stazza di 4020 tonnellate.
Il Caterina Madre presenta la copertura “tappezzata” di spugne gialle che la rendono veramente unica. La nave è adagiata su un fondale sabbioso di 78 metri, a circa 10 miglia per 330 gradi dall’isola di S. Andrea di fronte a Gallipoli. A queste quote il gioco inizia a complicarsi, la si può visitare solo muniti di miscela ipossica, ovviamente con la dovuta formazione ed esperienza.
Ci si trova molto distanti dalla costa, in mare aperto; questi sono tuffi stupendi, ma bisogna essere perfettamente a proprio agio, per la propria ed altrui sicurezza. Non siamo quì con vincoli lavorativi, devono essere momenti di relax e piacere, e lo devono essere per tutti. Dobbiamo far si che il barcaiolo, che ci assiste da sopra, ci veda a nostro agio, così non sarà in apprensione per due ore. Dobbiamo far stare tranquilli coloro che scendono con noi, dobbiamo divertirci tutti.
Non si possono fare forzature, non si deve dimostrare niente a nessuno, deve essere puro piacere per tutti. Si valutano i rischi e le problematiche e si reagisce di conseguenza. Solo così rientreremo tutti felici e sorridenti pronti per il pranzo e la birretta. La giornata no capita a tutti, ma dobbiamo essere in grado di capirlo prima di mettere la testa sotto, e saper rinunciare se necessario.
Ma passiamo al tuffo. Il gps indica che ci siamo sopra, verificato il punto con lo scandaglio, Andrea sceglie la zona migliore per gettare l’ancora. Non scenderà con noi, Mimmo conosce perfettamente questo relitto, sarà lui il nostro riferimento. Vestizione, controlli, ultimi dettagli del piano di immersione, siamo belli carichi! Capovolta e finalmente lasciamo il sole cocente. Iniziamo a scendere con lo scooter per contrastare una leggera corrente. In vista della murata di sinistra ci rendiamo conto che l’ancora l’ha scapolata, è sul fondo che ara…..Io come al solito documento gli eventi, e scatto qualche foto a Mimmo che la va a recuperare e la deposita sul ponte, sbuffando bolle come una locomotiva.
Sono faticacce che mi sono capitate parecchie volte, non è banale effettuare recuperi a queste quote, ma per ritrovare la barca andava fatto. Assicurata la cima, ripreso il controllo della situazione, rapida occhiata fra tutti, ora possiamo iniziare il giro. La prima cosa che colpisce è la superficie del relitto, completamente incrostata di Aplysina Cavernicola, specie che vive in acque fresche e con poca luce, giallissime, sotto la luce delle nostre torce, belle grandi, danno un senso di ovattato e morbidoso. Il relitto è avvolto di anthias, sono veramente tanti, creando seri problemi alla messa a fuoco, ed ad illuminare le strutture.
Devo avvicinarmi e spaventarli con il fascio torcia per avere una visuale discreta, e far si che nella foto si capisca cosa c’è dietro la parete di pesci, il tutto cercando di prendere, nella giusta posizione, i miei amici che volteggiano con gli scooter. Ovviamente in un relittone così non si può tralasciare elica e timone. Segnalo e parto. Imponente, sempre un grande fascino, quell’elica che con forza spostava la nave, ora è li immobile, ferma ed impotente. Inevitabilmente salta alla mente il momento del naufragio, esplosioni, rumore, fiamme, l’equipaggio che si affanna per salvare il salvabile, e lei che inizia a sbandare a seguito della falla che ha aperto la mina.
Cerco sempre di documentarmi sugli eventi che hanno portato sul fondo del mare i relitti che visito, l’immersione è molto più coinvolgente, a volte anche angosciante. Percepire il dramma di quei momenti è un’esperienza molto forte. Arrivano anche gli altri, io mi allargo tenendo il sole alle spalle per fare uno scatto di insieme, e mentre sono concentrato nell’inquadratura, con l’altro occhio intravedo qualcosa che spunta dal fondo, scatto, e mi giro.
Accidenti una grande bomba da aereo conficcata sul fondo. Bella. Due scatti anche per lei, con Mimmo che mi fa da riferimento dimensionale. Risaliamo sul ponte, c’è da vedere il cannone di grosso calibro a poppa, poi ci godiamo questa esplosione di giallo, curiosando in ogni buco, osterigio, portello. Sembra di essere su un relitto di un mare tropicale, tanto sono imponenti le incrostazioni.
Ci passano veloci, sulla testa, tre grosse ricciole, belle e maestose. Tutto quel pesce a loro fa molta gola. Il tempo trascorre inesorabile, non manca molto a dover risalire. Siamo alla prua, anche questi vecchi tagliamare sono fantastici, poetici, ammalianti. Due grosse ancore negli occhi di cubia, difficilmente riconoscibili per la mole di incrostazioni. Devo fermarmi ed appoggiarmi, con questo volteggiare di pesce sto perdendo l'orientamento e mi gira la testa, veramente un muro. Qualche scatto buono però lo riesco ad ottenere, mi abbasso per cambiare prospettiva, bello, bello bello. Gli altri si godono lo spettacolo con la calma di chi si deve solo fare un giretto, e godere del momento, io invece devo portare fuori le foto, per me il gusto è questo, ottenere la giusta inquadratura, con la giusta esposizione, portare con me ricordi indelebili, fruibili a tutti per sempre!
Costa del Sud Diving Service nasce nel 1996 nel Salento dalla passione per il mare e dalla decennale esperienza nel settore di Andrea Costantini, responsabile del centro.
Grazie ad una storia ed a un nome ormai affermato, il diving rappresenta oggi una delle strutture più conosciute del Salento, merito di uno staff di professionisti che, oltre a guidare i subacquei nella visita dei fondali di questo lembo di terra a Sud della Puglia, garantisce un alto standard di sicurezza e professionalità anche nei corsi sub effettuati ad ogni livello (tecnici e ricreativi), validi e riconosciuti a livello internazionale.
Una vasta gamma di immersioni di ogni tipo, comprese tra Gallipoli e Porto Cesareo, grotte, relitti, secche e pareti, danno la possibilità di effettuare fantastiche escursioni subacquee veramente a tutti , con il possesso di ogni livello di brevetto, dal base ai più tecnici trimix, rebreather e speleosub.
Tutto questo rende il diving “Costa del Sud” un punto di riferimento nel Salento per i subacquei che vogliono trascorrere una vacanza, o anche una sola giornata nei mari della Puglia, in un ambiente di sano relax e divertimento alla scoperta dell’affascinante mondo sottomarino del Salento ed in particolare della costa jonica della penisola salentina.
Sede operativa:
Lungomare, 6 - 73050 Santa Caterina di Nardò (Le)
Telefono contatti:
Andrea - 335.5273823
Angelica - 333.4834830
MS 06/2021