Regio Sommergibile Tricheco

Focus Storia - Sub Adventures - La storia By Pietro Faggioli

In immersione sul Tricheco

 


Saputo del ritrovamento di questo relitto, si inizia a prendere informazioni sull'immersione. Da riprese rov, apprendiamo che è su di un fondale di -72 mt, ma che nella parte ridossata dalla corrente, il mare ha scavato affondando fino a -80. Vi è una forte presenza di reti, ed a causa della corrente discendente, costante sulla nostra parte di adriatico, abbiamo abbastanza torbido, in quanto è zona fangosa sulla quale i pescatori effettuano la pesca a strascico. Si preannuncia una pessima visibilità. Affronteremo a tempo debito l'immersione, ora prepariamo il necessario. Profondità massima alla quale operare -80, che miscela usare, che scorta di gas, che mix deco? Solitamente produco le miscele con miscelatore normobarico, per una serie di validi motivi, per cui dopo un rapido calcolo su EAD, e PPO2 sul fondo, decido per un'eliair 13%, cioè 13% ossigeno, 49% azoto, e 38% elio. L'immersione si svolgerà fra 70 e80 metri, per un tempo di 21 minuti, mi comporterà un run time totale di 80 minuti, si potrebbe scendere solo con due gas deco, ma sarò solo, e la terza bombola non arreca poi così tanto disturbo, per cui dietro al 15+15 per il gas di fondo, applico un10 litricaricato con nitrox 32, preparo poi un10 litricon nitrox 50 e per finire rabbocco il7 litridell'ossigeno. 


Durante la carica, servono quasi tre ore, ricontrollo gli erogatori, fissaggi vari, elaboro e stampo le tabelle che applico alla lavagnetta tenuta sul polso sinistro assieme al mio fido Vytec in modalità gauge. Utilizzo un computer multi miscela, ma porto sempre anche l'alternativa. Ricontrollo g-bag, e reel, ripiego con cura i due palloni di risalita, una lucidata alla lama del coltello e del taglia sagole; ripenso alla configurazione, in effetti ho il doppio del gas di cui avrei bisogno, ma in virtù del fatto che non conosco il sito di immersione, e che non potrò chiedere aiuto a nessuno in caso di qualche avaria, procedo nella ricarica. Le attrezzature non bastano, per svolgere queste immersioni, bisogna mantenersi in uno stato psicofisico adeguato, tramite immersioni di prova, attività motorie, ed un’alimentazione equilibrata; solo così si abbasserà la soglia  di rischio, ci si conoscerà, e si sarà in grado di valutare se in quel momento si è nella condizione ottimale, la sotto non si riesce a barare. 


Si parte per Brindisi, Pietro mi ha già messo al corrente degli eventi che hanno portato all'affondamento, di cosa cercare, di cosa fotografare, e di come probabilmente troverò il sottomarino; durante il viaggio si ripassa la lezione, praticamente un breafing di 7 ore. Ritengo fondamentale, conoscere la storia di quello che si va a vedere, approfondire il più possibile le proprie conoscenze, così facendo l'immersione risulterà molto coinvolgente, si entra a far parte dell’evento, per qualsiasi targhet, e per i relitti a maggior ragione, altrimenti si rischia di tralasciare dettagli, non vedere particolari,  ed a volte finire l’immersione senza aver provato nulla. Si arriva al diving Aquademia, dove ad aspettarci troviamo Stefano; si lasciano le attrezzature, e si inizia a lavorare per l’immersione di domani. Dopo una notte di riposo, alle 9, ritrovo alla marina di Brindisi, stupenda struttura ottimamente attrezzata. Iniziamo a caricare il gommone, con calma, il tempo è incerto, e Stefano, ci dice che quì, le condizioni meteo si stabilizzano, in bene o in male, attorno alle 10 del mattino. Le condizioni meteo sono favorevoli. Infilo il sotto muta per la stagna, la temperatura dell’acqua è di 15 gradi, decido di non utilizzare argon, a queste temperature, così vestito, ho molta più autonomia. Indosso la muta, e sono già con la mente a percorrere le tappe della mia immersione, a questo punto, con  tutto pronto, controllato e verificato più volte, devo pensare solo a me. 

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Trascorro quasi tutti i trenta minuti di navigazione concentrato, percorro e ripercorro le fasi in acqua, discesa sul pedagno, cambio gas a –40, a –60 devo iniziare a gonfiare il jacket, una volta arrivato devo trovare oggetti e scorci significativi, e li devo fissare sulla pellicola in bianco e nero che ho nella macchina. Tenere d’occhio il tempo, e la scorta di gas, prestare la massima attenzione a lenze e reti, al ventunesimo minuto, devo lasciare il fondo, a10 metrial minuto, a –40 cambio mix, primo minuto di deco, non devo dimenticare di confermare i cambi sul computer. Poi le altre tappe deco per uscire “pulito” dai gas inerti. Arriviamo sul punto, l’eco segnale una sagoma sul fondo, giù il pedagno. Ripassiamo sulle coordinate, bersaglio centrato, sembra non esserci corrente. Inizia la fase di vestizione, Pietro e Stefano sono a disposizione, mentre Enzo documenta con la telecamera, e mi aiutano solo se interpellati; indossare e allacciare, bene, tutto, risulta più facile se si rispetta una procedura, per cui chi assiste, non deve interferire in questo “rito”, per nessun motivo. Sono lì, sul tubolare del gommone, con i miei90 kgdi attrezzatura addosso, la macchina in mano, mi passano un ultimo sorso d’acqua, e dopo il cenno di Stefano che mi ha portato sul pedagno si parte. 

Effettivamente in superficie non vi è corrente, mi faccio scorrere la sottile cimetta fra le mani, ma dopo una decina di metri devo mettermi a pinneggiare, per vincere la corrente, non fortissima ma noiosa. Non posso tirarmi perché rischierei di trascinare via il mio riferimento, cambio con l’eliair a –30, così da respirare un gas più leggero, per evitare eventuali rischi di affanno, procedo, a –55 la corrente diminuisce notevolmente, riprendo la discesa in verticale. Poco dopo aver rallentato la discesa, sono a –68, ed è appena scattato il secondo minuto, illumino qualcosa, sono finito proprio sulla mitragliatrice a poppa della torre. Non dimenticherò mai l’emozione che ho provato in quel momento, nella mia testa si è scatenato un turbine di emozioni pazzesco. Sono la seconda persona che vede quello che resta del Regio Sommergibile Tricheco, al cui interno giacciono le salme di 38 giovani, alcuni dei quali avranno sofferto ore prima di soffocare, la visibilità non è superiore al metro e mezzo, devo prestare attenzione alle reti, devo deporre una targa commemorativa ah, ho anche un rullino di foto da scattare.


 Il sottomarino mi appare inclinato sul lato di sinistra, molto insabbiato, dal fondo escono a malapena gli sfoghi dell’aria delle casse di zavorra, mi lascio alle spalle la torre, e parto in direzione prua, alla ricerca del cannone, seguo quello che sembra essere il ponte, ma il cannone non c’è. Dopo una ventina di metri incontro una rete che attraversa tutto lo scafo, con i galleggianti che la protendono verso la superficie; vi è impigliata una grossa aragosta, tralascio, oggi non è un’immersione biologica, ho altre priorità. Poco dopo lo scafo termina con uno squarcio, dentro il quale non riconosco nulla di particolare, vi è dappertutto un grosso strato di ostriche, ripercorro sul lato opposto la strada a ritroso, fino ad arrivare nuovamente a fianco della torre, e scopro un altro squarcio subito alle sue spalle. Successivamente, a pranzo, riguardando i disegni costruttivi e le foto d’epoca, ci rendiamo conto che sono passato sotto al cannone, ma che a causa della scarsa visibilità non ho visto. Tempo quasi terminato, metto la mano in tasca, ed estraggo la targa commemorativa, che recita “gli Italiani non vi hanno dimenticato”; adrenalina a mille anche in questo frangente. Una rapida occhiata alla mitragliatrice, protetta ancora dalla balaustra, ritrovo la sagola del pedagno, e mi avvio verso la superficie, dovranno passare ancora 60 minuti, fra tappe e cambi di erogatori, prima di poter raccontare quello che ho visto, e soprattutto quello che ho provato, ai miei amici in superficie.


I numeri del Tricheco

Cantiere: Cantiere C.N.T. – Monfalcone
Impostato: 10 novembre 1928
Varato 11 settembre 1930
Consegnato 25 giugno 1931
Dislocamento in superficie 937,65 t -  in immersione 1146 t
Dimensioni lunghezza 69,80 m
  larghezza massima 7,18 m
  immersione media 4,45 m
Apparato motore 2 motori diesel FIAT
  2 motori elettrici C.R.D.A.
Potenza complessiva motori a scoppio 3.000 hp
  motori elettrici 840 hp
Velocità massima in superficie 15,1 nodi
Velocità massima in immersione 8 nodi
Autonomia in superficie 1.820 miglia a 15,1 nodi
  5.650 miglia a 8 nodi
Autonomia in immersione 7 miglia a 8 nodi
  100 miglia a 3 nodi
Armamento 4 tubi lanciasiluri a prora da 533 mm
  4 tubi lanciasiluri a poppa da 533 mm
  1 cannone da 102/35
  2 mitragliere singole da 13,2 mm
  12 siluri da 533 mm (6 a prora e 6 a poppa)
  150 proiettili per il cannone e 3.000 colpi per le mitragliere
Equipaggio 5 ufficiali, 47 sottufficiali e marinai
Profondità di collaudo 100 metri
Perduto

18 marzo 1942

   

La storia By Pietro Faggioli

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